Il livello dell’informazione in Italia sta precipitando in maniera irreversibile (ed irresponsabile). L’informazione è ormai scaduta a livelli paurosi ed è sotto gli occhi di tutti, almeno di coloro che ritengono che l’informazione ha un carattere essenziale e prioritario nella vita sociale di un Paese.
Non c’è giorno che sui nostri giornale non si assiste ad un tale scadimento. Tutto l’aspetto dell’informazione, tranne poche eccezioni, viene ormai impostato sul gossip, sul pettegolezzo, sulle chiacchiere, sulle indiscrezioni non validate da alcunché. L’informazione è diventata becera, con notizie che spesso sono bufale, inutili ai fini di una corretta informazione e che sono, di fatto, vera e propria spazzatura, rovesciata sui lettori, che assistono succubi ed impotenti a ciò che giornali e giornalisti gli propinano.
La riservatezza di certi fatti, l’analisi acuta ed oggettiva di certi eventi, vengono ignorate e si assiste così ad una drammatica prostituzione della libertà di stampa, in base alla quale ciascun giornale e ciascun giornalista diventano i protagonisti attivi di tale prostituzione e i lettori ne sono i “clienti”, fruitori finali
Certamente i giornali non debbono soggiacere al silenzio e debbono pertanto denunciare fatti e misfatti contrari al bene comune, all’interesse della collettività, ma non si può far scadere tale attività con l’elaborazione di un gossip indigesto, con un martellamento mediatico che può arrecare oggettivamente danni a persone o a cose e senza nessun beneficio ai fini della corretta e razionale informazione
Il gossip è gossip e la spazzatura è spazzatura, senza alcuna razionalità e senza che si arrivi a conclusioni. Ci si mette pure la televisione a produrre programmi spazzatura ed anche il cosiddetto SP (servizio pubblico) fa in questo la sua parte. Siamo arrivati al punto che “fa notizia” il bikini di un paio di ministre del nostro governo e, addirittura, una più ampia scollatura della Cancelliera tedesca.
Come detto, i lettori subiscono passivi l’imbarbarimento e la deformazione dell’informazione. Rimane ad essi soltanto il diritto di non comprare il giornale, di non leggere certi articoli e, dulcis in fundo, di gettarlo nella spazzatura vera (per fortuna…)
Manca nei giornali italiani il “Difensore dei lettori”, un loro Ombudsman, che li difenda dalle informazioni distorte e strumentali, da malversazioni informative, da soprusi di ogni genere che vengono perpetrati nell’elaborazione di notizie e nella loro pubblicazione, con titoli ridondanti che spesso non corrispondono al contenuto degli articoli, ma che vengono “sparati” a tutta pagina. Speriamo che, prima o poi, ci si convinca della necessità di avere nei nostri giornali un tale Ombudsman, così com’è accaduto da tempo nei giornali di altri Paesi democratici. Ma ne è contrario l’establishment, costituito da editori e da giornalisti, e quindi di strada se ne dovrà fare tanta per imporre codesto “Difensore dei lettori”.